Deadpan photography
Christian Patterson segnala sul suo blog un interessante articolo pubblicato dal Boston Globe: “Engaging yet ambiguous, deadpan photography provides a refuge from emotion in a time of worry“, di Greg Cook.
Riguarda quella che alcuni chiamano deadpan photography.
Neutral expressions and cool, head-on compositions have become one of the signature styles of today’s art photography. Some have called it deadpan photography: The tone is impassive, matter-of-fact, detached. Often the people are posed.
Ho realizzato questo ritratto ieri, prima di aver letto l’articolo in questione…
Di solito non faccio questo tipo di fotografie, in genere fotografo il movimento e le persone non le ritraggo quasi mai in posa, ma questa volta, non so perché, ho fatto un’eccezione.
Alcuni fotografi nominati nell’articolo del Boston Globe sono: Rineke Dijkstra, Dawoud Bey, Laura McPhee, Martin Schoeller, Alec Soth.
Sul Web lo stile della deadpan photography ha i suoi sostenitori. Jörg Colberg è un astrofisico appassionato di fotografia, autore del popolare blog – Conscientious, date un’occhiata alle fotografie che segnala giorno per giorno.
Queste pose ricordano molto le foto vecchie di un passato ormai remoto; è come se Henri Cartier-Bresson non fosse mai esistito e tutta la storia della fotografia, dagli anni Trenta fino agli anni Novanta… volutamente dimenticata.
Alcuni di questi fotografi sostengono che il loro stile è influenzato anche dal tipo macchina fotografica utilizzata, spesso di grande formato, che richiede una preparazione allo scatto di almeno dieci minuti.
In that time the person settles in and they become more comfortable generally and they have a much more contemplative neutral expression. . .
E’ proprio quest’espressione “neutrale” del viso che sembra differenziare i ritratti della deadpan photography da quelli di fine Ottocento – inizio Novecento.
The Boston Globe: Here’s looking at you
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