Louis Jacques Mandé Daguerre – uno dei Pionieri della Fotografia
Louis Jacques Mandé Daguerre (1787-1851) è stato un artista, chimico e fisico francese, riconosciuto universalmente come l’inventore del processo fotografico chiamato dagherrotipo. La sua scoperta ha segnato l’inizio dell’era fotografica e ha rivoluzionato il modo di rappresentare la realtà.
Daguerre nacque a Cormeilles-en-Parisis, vicino a Parigi, il 18 novembre 1787. Trascorse l’infanzia a Orléans, dove il padre era impiegato nella tenuta reale. Iniziò a lavorare come scenografo per l’Opéra di Parigi, acquisendo una notevole esperienza nel campo del disegno e della pittura. Fu allievo di Pierre Prévost, il primo pittore francese di panorami. Daguerre fu anche l’inventore del diorama, una sorta di fondale dipinto con l’aiuto della camera oscura, su cui venivano proiettate luci e colori di intensità diverse per creare effetti scenici molto particolari.
Dal 1824 iniziò a fare esperimenti per riuscire a fissare le immagini ottenute attraverso la camera oscura, che fino ad allora erano solo temporanee. Iniziò una corrispondenza con Joseph Nicéphore Niépce, fotografo e ricercatore, che aveva già ottenuto delle immagini permanenti su una lastra di peltro sensibilizzata con il bitume di Giudea. Dopo la morte di Niépce, avvenuta nel 1833, Daguerre continuò a perfezionare il suo metodo, basato sull’utilizzo di una lastra di rame argentato sensibilizzata con vapori di iodio. Nel 1837 riuscì a ottenere la prima immagine stabile, che chiamò dagherrotipo, in onore di se stesso.
La scoperta di Daguerre fu presentata al pubblico il 7 gennaio 1839 dallo scienziato François Arago, presso l’Académie des Sciences e l’Académie des Beaux Arts di Parigi. Il governo francese acquisì i diritti sul processo in cambio di una pensione vitalizia sia per Daguerre che per il figlio di Niépce, e lo rese di pubblico dominio, come un regalo al mondo dalla Francia. Il 19 agosto 1839, i dettagli del nuovo processo fotografico vennero divulgati in tutto il mondo, suscitando grande entusiasmo e curiosità.
La tecnica del dagherrotipo consisteva nel seguire cinque operazioni principali: la pulizia e la lucidatura della lastra di rame argentato, la sensibilizzazione della lastra con vapori di iodio, l’esposizione della lastra alla luce in una fotocamera, lo sviluppo della lastra con vapori di mercurio e il fissaggio della lastra con una soluzione di tiosolfato di sodio. Il risultato era un’immagine unica, non riproducibile, su una superficie metallica lucida, che rifletteva la luce in modo diverso a seconda dell’angolazione di osservazione. L’immagine era caratterizzata da una straordinaria nitidezza e ricchezza di dettagli, ma era anche molto fragile e soggetta a deterioramento. Per questo motivo, il dagherrotipo veniva racchiuso sotto vetro, all’interno di un cofanetto decorato, che ne esaltava il valore e la preziosità.
Il dagherrotipo fu il primo processo fotografico di successo commerciale nella storia della fotografia, dal 1839 al 1860. Fu usato soprattutto per realizzare ritratti, paesaggi e scene di vita quotidiana. Fu adottato da molti artisti e scienziati, che ne apprezzarono la fedeltà e l’oggettività. Tra i più famosi dagherrotipisti si possono citare Hippolyte Bayard, Robert Cornelius, Antoine Claudet, John Frederick Goddard, Samuel Morse, William Henry Fox Talbot e Mathew Brady.
Il dagherrotipo fu però anche un processo complesso, costoso e pericoloso, che richiedeva tempi di esposizione lunghi e l’uso di sostanze tossiche come il mercurio. Fu quindi progressivamente sostituito da altri metodi fotografici, come il calotipo, il collodio umido e l’albumina, che permettevano di ottenere immagini riproducibili, su supporti più leggeri e flessibili, con tempi di esposizione più brevi e con una maggiore gamma tonale. Tuttavia, il dagherrotipo rimane un’importante testimonianza storica e artistica dell’inizio dell’era fotografica, e un’opera d’arte in sé.