L’esperimento del fotografo Olli Waldhauer su Facebook
Un mese fa il fotografo Olli Waldhauer ha fatto un esperimento: ha pubblicato una fotografia sul famoso Social Network. L’immagine mostrava una donna a seno nudo ed un uomo con in mano un cartello con su scritta una frase razzista. La fotografia è stata rimossa dai responsabili di Facebook perché raffigurava una donna a seno scoperto. Il cartello con la scritta razzista…? nessun problema, non viola le regole…
Olli Waldhauer con questa provocazione ha messo bene in evidenza un limite del famoso social network: la censura! In particolare, le linee guida di Facebook considerano la nudità un problema. Quello che mi preoccupa, però, è il modo in cui è stato posto il problema:
Un seno nudo non si può mostrare, scritte razziste ed inneggianti all’odio invece sì!
Gli slogan sono belli, semplici, efficaci, ma anche pericolosi. In una frase come quella qui sopra riportata non si mette in discussione l’esistenza stessa della censura, ma solo il fatto che questa prenda di mira alcuni argomenti e non altri altri. Ciò mi preoccupa! Più invecchio e più ritengo che la censura non sia un valore utile per la società nel suo complesso. Insomma, non è meglio sapere cosa pensano gli altri? Perché impedirgli di dire e comunicare ciò che pensano? Per quale motivo dovremmo darci un limite (per legge o per regolamento) alla possibilità di accedere a delle informazioni? Per quanto un individuo possa avere idee o pensieri spregevoli e contrari ai miei, preferisco esserne a conoscenza, almeno per avere un’idea della persona con la quale ho a che fare. La censura potrebbe impedirmelo e ciò non mi piace.
Credo sia importante ricordare che la censura è uno dei fondamentali strumenti della propaganda. La propaganda è un po’ come un gioco di prestigio: l’illusionista ti mostra solo una parte di realtà ed il resto è suggestione. La propaganda ha la capacità di esaltare e rendere più importanti i sogni, i pensieri, i desideri rispetto alla realtà dei fatti… esattamente come in uno spettacolo di illusionismo, con la differenza che la vita non è uno spettacolo e la propaganda produce effetti proprio nella vita reale.
Per propaganda si intende il conscio, metodico e pianificato utilizzo di tecniche di persuasione per raggiungere specifici obiettivi atti a beneficiare coloro che organizzano il processo (Philip M. Taylor)
Il fatto che la diatriba online si sia concentrata attorno ad uno slogan di questo genere: “Facebook censura le tette, ma non il razzismo“, mi fa pensare che troppe persone siano disposte ad accettare un certo grado di censura su specifici argomenti. Lo trovo pericolosissimo! Inoltre, dire che “Facebook censura le tette, ma non il razzismo” è uno slogan già di per sè menzoniero. Non è vero che Facebook non applichi alcun tipo di censura nei confronti del razzismo. Infatti, ci sono delle linee guida ben precise che prevedono la rimozione di messaggi contenenti determinati vocaboli, classificati come razzisti. Su segnalazione degli utenti, la violazione di queste linee guida può far rimuovere i contenuti incriminati e far bloccare (per un periodo di tempo più o meno prolungato) il profilo dell’utente che le ha infrante. Ora vi farò un esempio di fantasia per spiegarvi come mai ritengo pericolosissima la censura…
Supponiamo che nella lista delle frasi cattive da censurare ci sia la seguente combinazione di parole: “bastardi Klingon”. Ora, i Klingon sono una razza di fantasia, inventata dagli sceneggiatori della serie televisiva di Star Trek. Bastardo è invece un termine ingiurioso. Quindi, in questo esempio di fantasia, “bastardi Klingon” può essere ritenuto un insulto razzista. Supponiamo che i Klingon esistano per davvero ed abbiano bombardato un villaggio Romulano (anche i Romulani sono una razza di fantasia della saga di Star Trek), perché ritenuto dai Klingon un covo di terroristi. Tra i soppravvissuti ai bombardamenti c’è Lisa, una raggazza Romulana. Lei è sconvolta, scappa, si fa cinquanta chilometri a piedi, fino a quando trova un internet point, disperata, si collega a Facebook e scrive: “le bombe sono cadute alle 2 di notte mentre tutti dormivano, io ero sveglia, mi sono salvata perché la mia camera da letto è in fondo alla casa, in un angolo, al riparo dietro al grande masso che si trova attaccato alla casa. Sono stati quei bastardi Klingon a sganciarle!!! Li ho visti, il fuoco generato dalle eslposioni ha illuminato il cielo e sono riuscita a vederli: erano due navi: due sparvieri klingon. Hanno ucciso tutta la mia famiglia. Dicono che siamo terroristi…, ma mio padre faceva il fruttivendolo e mia madre era una sarta… i miei fratelli di 3, 5 e 7 anni sono tutti morti. Ripetono che era un covo di terroristi, ma non è vero: io studiavo matematica fino alla settimana scorsa… anche la compagna di banco è morta con tutta la sua famiglia… una famiglia di agricoltori. C’erano venti famiglie nel mio villaggio: era un villaggio prevalentemente di agricoltori. Nessuno di noi aveva delle armi, proprio nessuno e ci conoscevamo tutti molto bene: era un villaggio di persone pacifiche, brave persone […]”. Il comandante dei Klingon, che ha organizzatto l’attacco, legge questo e pensa: “Eh…, qua ci facciamo una figura di merda: è meglio che queste cose non le legga nessuno… Ehi, un momento!!! Questa ragazza ha scritto <<bastardi Klingon>>, ora la segnalo a Facebook per contenuti razzisti, così le cancellano il messaggio!!!”. Dopo pochi minuti, un solerte impiegato del Social Nework riceve la segnalazione (ne riceve seicento ogni ora, di segnalazioni), il software gli evidenzia le parole incriminate all’interno del messaggio e lui lo cancella per intero, senza nemmeno leggere il resto, esattamente come ha fatto per gli altri cinquecentonovantanove messaggi che ha cancellato negli ultimi cinquanta minuti. In questo modo, grazie alla censura, Facebook cancellerebbe una testimonianza importartante, rendendosi – di fatto – complice della propaganda Klingon!
In conclusione, dire: “Facebook censura le tette, ma non il razzismo” (oltre che essere una verità parziale) lo trovo pericoloso, poiché giustifica la presenza della censura e la divide in censura giusta (censurare il razzismo) e censura cattiva (censurare il nudo). Come ho messo bene in evidenza nell’esempio di pura fantasia, una censura “giusta” può essere utilizzata da un qualsiasi Klingon cattivo per far tacere una povera testimone Romulana, sopravvissuta ai bombardamenti messi in atto dalle navi da combattimento Klingon. Non può esistere una censura giusta! La censura è un’arma.