Il backstage delle ultime foto per la Disney di Annie Leibovitz e qualche considerazione
Il Greenfield Daily Reporter ha pubblicato una serie di fotografie, realizzate da Scott Brinegar, del backstage di un servizio fotografico realizzato dalla fotografa Annie Leibovitz, per la serie “Disney Dream Portrait“.
L’attore inglese, Russell Brand, interpreta il ruolo di Capitan Uncino, è in piedi, in equilibrio, sulle fauci di un finto grosso alligatore (o si tratta di un coccodrillo?).
Guardando alcune di queste fotografie non si può non notare il numero elevato di persone presenti sul set, oltre alla fotografa. In particolare, ben tre persone sono impiegate per reggere un solo pannello riflettente, un assistente si occupa della macchina del vento, i flash sono montati su grossi cavalletti, che oltre ad essere zavorrati con pesi, vengono tenuti fermi da altri assistenti, per non parlare delle persone che hanno dovuto costruire e sistemare in acqua il falso alligatore…
Insomma, si tratta di un vero e proprio staff: ci vorrebbe un manager solo per coordinare tutte quelle persone!
Se si guarda la foto finale, che è stata pesantemente ritocatta in post-produzione, costruita fin nel minimo dettaglio, ci si chiede: ma era proprio necessario realizzare uno scatto del genere in location? Non sarebbe stato più semplice utilizzare uno studio fotografico con tutti i suoi confort, dato che lo sfondo dell’immagine finale non ha niente in comune con quello del set fotografico? Viene spontaneo pensare, che fotografare all’aria aperta costi meno che in studio, ma ne siamo proprio sicuri? Per esempio, in studio, un pannello riflettente può essere tenuto in piedi da uno stativo, mentre lì è stata necessaria la presenza di tre persone per sostenerlo. Inoltre, in uno studio fotografico non è necessaria la presenza di un assistente che tenga ben saldo ogni stativo su cui sono presenti delle luci. Altra domanda: era proprio necessario fare una fotografia? La Disney non avrebbe potuto optare per una “semplice” illustrazione, affidandosi alle abili mani di un disegnatore, che avrebbe potuto svolgere tutto il lavoro da solo senza coinvolgere un tale staff? Certo, in tale caso, io non avrei mai parlato di questo “Disney Dream“…
Cambiando discorso, quando penso a Annie Leibovitz, mi vengono in mente le fotografie che scattava negli anni ’70 del secolo scorso ai mostri sacri del rock, quando lavorava per la rivista Rolling Stone e seguiva in tournée proprio proprio la band dei Rolling Stones. Un lavoro, che non si esauriva nel realizzare qualche foto dei musicisti sul palco durante lo spettacolo per il pubblico, ma continuava anche dopo il concerto, nelle ore di relax e durante gli spostamenti. Erano dei reportage fotografici completi, che descrivevano in pieno la vita delle rock star dell’epoca: la fotografa riusciva a ritrarli nella loro quotidiana spontaneità . Ricordo una foto di Mick Jagger, ritratto in ascensore, con indosso un accappatoio e l’asciugamano sui capelli.
In circolazione, c’erano altri fotografi che avevano una maggior passione nella musica rispetto a quanta ne avesse la Leibovitz, come ci racconta lei stessa nel suo libro “Una vita dietro l’obiettivo”, ma la fotografa aveva (e ha ancora) un gran talento nel fotografare le persone.
Certainly there were other photographers who were more involved with music and more interested in living the life musicians lived than I was. Jim Marshall, for instance. He hung out with musicians. They were his friends. Bob Seidemann had taken the famous photograph of Janis Joplin wearing nothing but several strands of beads, with her nipple exposed. And it was his photograph of the naked red-haired girl looking like she had been painted by Botticelli on the Blind Faith album cover. Bob also did posters for the Fillmore. David Gahr had been photographing musicians for years. He loved music. He had been at the Newport Folk Festival in the early sixties and had photographed Dylan and Springsteen and Miles Davis. Baron Walman had been the chief photographer at Rolling Stone in the beginning.
Quando guardo quelle immagini, che sono entrate a far parte della storia della musica (ed anche di quella della fotografia) e le paragono alle fotografie pesantemente costruite, che la Leibovitz ora realizza per la Disney, non posso fare a meno di notare le enormi differenze tra i due tipi di lavori, realizzati da una stessa persona in periodi diversi della sua stessa vita.
Non tutte le foto che realizzava in quel periodo erano spontane, scattava anche dei ritratti in posa, ma lavorava prevalentemente da sola e non aveva un così vasto seguito di assistenti.
Qualche anno più tardi realizzò alcune delle immagini che sono entrate a far parte della storia. Ne ricordo due: John Lennon abbracciato a Yoko Ono (servizio realizzato lo stesso giorno in cui Lennon fu ucciso) immagine che finì sulla copertina del Rolling Stone. La foto di Demi Moore, ritratta, nuda, incinta e pubblicata sulla copertina di Vanity Fair. Erano fotografie in posa, più o meno pianificate, in accordo con la redazione della rivista, ma erano pur sempre dei ritratti.
Al contrario, in Disney Dream ci sono degli attori, che interpretano il ruolo di un personaggio di fantasia (in questo caso Capitan Uncino) e non si può più quindi parlare di ritratto. Quello che mi colpisce è però un’altra cosa: l’invadente uso del fotoritocco, che forse non tutti noteranno, ma noi sappiamo che c’è stato!