Il reportage di Steve McCurry: bambini al lavoro
Sul suo blog fotografico, Steve McCurry ha pubblicato una serie di fotografie di bambini ritratti in diversi Paesi del mondo, tra cui: India, Nepal ed Afghanistan.
Li ha ripresi mentre erano al lavoro: uno vende il pane, l’altra trasporta piantine da vendere o da trapiantare, un bambino lavora in miniera, un ragazzino scolpisce statue, un’altro guida il cammello e c’è chi vende sigarette.
Oltre alle immagini, il fotografo ci fornisce alcune informazioni; per esempio, McCurry sostiene, che nei paesi in via di sviluppo, un bambino su sei viene sfruttato per svolgere attività lavorative. In alcuni stati, addirittura, la percentuale di minori costretti a lavorare sale al 30%. Sul suo blog si scopre, che a livello mondiale, 126 milioni di bambini lavorano in codizioni pericolose, spesso sotto la minaccia di percosse, umiliazioni e violenze.
ImagineAsia è un’organizzazione noprofit, che si propone di collaborare con i capi delle comunità locali e delle organizzazioni non governative regionali con l’obiettivo di aiutare gli studenti Afghani a ricevere gli strumenti materiali e le risorse necessarie per imparare.
Il sito di quest’organizzazione è fatto molto bene: è chiaro e diretto; c’è scritto chi sono, cosa fanno e di cosa hanno bisogno e le fotografie giocano un ruolo chiave, dando un volto alle “anonime” statistiche presenti nei testi. Tra le altre attività , che questa organizzazione svolge, c’è la traduzione in dari (lingua dell’Afghanistan) delle favole di Esopo, lo scrittore greco vissuto circa 2.500 anni fa e famoso per i suoi componimenti brevi con protagonisti animali personificati.
Tra i membri di ImagineAsia, oltre a Steve McCurry, c’è Peter Kilman, National Managing Director of U.S. Communications alla Deloitte LLP, una multinazionale, presente in 140 paesi e leader mondiale nel campo della revisione contabile e della consulenza finanziaria. Rahimullah Yusufzai è il redatore capo del quotidiano pachistano The News‘s Peshawar bureau.
Chissà se grazie all’intervento di questo fotoreporter e della sua organizzazione, anche nelle scuole afghane, in futuro, si potranno leggere le favole della volpe e l’uva, della cicala e della formica e del bambino che gridava al lupo al lupo?