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I piccoli mondi di David Burnett

Il notebook dell'autore del messaggio con sopra una copia della rivista National Geographic aperta alla pagina in cui si trova una foto realizzata da David Burnett David Burnett lavora come fotoreporter dal 1968.

Si è laureato in Political Science, presso l’università del Colorado, nel 1968 ed ha iniziato a collaborare come freelance per Time e Life Magazine. Successivamente è passato all’agenzia Gamma e nel 1976 è stato uno dei fondatori dell’agenzia Contact Press Images.
Ora, le sue fotografie vengono pubblicate dai principali giornali, dalle riviste e dai siti web di tutto il mondo.

Negli ultimi trent’anni ha fotografato i principali personaggi politici degli Stati Uniti: da Robert Kennedy a Bill Clinton; era presente con la sua macchina fotografica durante la guerra del Vietnam, in Afghanistan, in Iran (dove ha ritratto l’Ayatolleh Khomeni), nel 1973 era in Cile. Ha fotografato in diverse edizioni dei Giochi Olimpici.
Nella sua biografia, presente sul sito ufficiale, si legge che ha lavorato in più di 75 paesi. (http://www.davidburnett.com/)

La prima volta che ho notato una sua immagine è stato quando ho visto una foto della partita di hockey su prato, Australia contro Nuova Zelanda, che si è giocata durante le Olimpiadi del 2004. Sembra una macrofotografia, ma non lo è. E’ un vero campo di hockey di dimensioni regolari, con le atlete schierate sul manto erboso. (L’immagine a cui mi riferisco la potete vedere sul suo sito ufficiale, nella sezione “portfolio”).

La macrofotografia si occupa di oggetti di piccole dimensioni che misurano solo pochi centimetri e vengono fotografati da vicino. Le foto macro si contraddistinguno per alcuni dettagli, tra cui la scarsa profondità di campo: solo un soggetto o un suo particolare è a fuoco, mentre tutto il resto della scena è sfuocato.

La foto della partita di hockey sembra una macro: solo la parte centrale del campo dove si trovano le giocatrici è sufficientemente nitida; quello che c’è davanti e quello che c’è dietro no.
David Burnett fotografa soggetti di grosse dimensioni, ma utilizzando una ridotta profondità di campo, nelle sue immagini le persone, le automobili, gli stadi e le città sembrano piccoli modellini miniaturizzati.

Uno degli ultimi reportage fotografici che ha realizzato è stato pubblicato dalla rivista National Geographic e riguarda il dopo-uragano Katrina (Home no more).

Una delle immagini del servizio riguarda un’auto: una Mustang, semi-sepolta dal fango in quello che era il giardino di una villetta di New Orleans. Sembra un modellino: un vecchio giocattolo che qualche bambino ha abbandonato nel fango. In realtà, è una vera automobile ed i suoi proprietari sono annegati durante l’uragano.

Il fotografo, per realizzare questo tipo di immagini, ha utilizzato una macchina fotografica d’altri tempi: la Speed Graphic. E’ la fotocamera con cui lavoravano i fotoreporter degli anni ’30, prima che si diffondesse, la pellicola di 35 mm.

David Burnett fotografa persone ed oggetti di grandi dimensioni, ma grazie alla tecnica ed al tipo di macchina fotografica da lui utilizzata, sembra che le sue immagini ritraggano dei modellini costruiti in scala.

(E’ possibile ottenere un effetto analogo anche grazie al fotoritocco. Leggi: “FAKE MODEL PHOTOGRAPHY
“, una guida in lingua inglese, che ho scoperto visitando il blog synchronicity III).

I Link:
Intervista a David Burnett (video: Digital Journalist)
Intervista a David Burnett (video: National Geographic)
Speed Graphic

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2 pensieri riguardo “I piccoli mondi di David Burnett

  • ciao, una precisazione, forse l’effetto “particolare” delle foto di burnett deriva anche dall’obiettivo che usa: se guardi nella galleria “portraits” nella prima foto si vede burnett con la speed graphic e montato sopra il fantastico obiettivo canon 50 f/0.95 (nato per il cinema e poi usato anche per la fotografia, e noto per essere stato usato da Stanley Kubrick per le scene a lume di candela di Barry Lyndon)..credo che venisse usato sulle telemetro canon, poi ci sia anche una versione con innesto leica..:)